SIMULACRO
mostra personale di Francesca Leoni & Davide Mastrangelo a cura di Piero Deggiovanni dal 22 Ottobre al 1 Novembre Dopo un lustro di attività, il duo Leoni Mastrangelo, con la curatela di Piero Deggiovanni, propone una retrospettiva degli ultimi anni di produzione attraverso una mostra personale organizzata dall'Associazione Culturale Vertov Project. La mostra: Simulacro prende nome dell'ultimo lavoro del duo installato insieme ad altre opere significative del sodalizio artistico Leoni Mastrangelo. # Nota di Piero Deggiovanni "Simulacro: parvenza, immagine, rappresentazione esteriore, iper-realtà. Anticamente riferito ad una immagine divina, oggi è inteso come effetto della manipolazione delle coscienze e dell’autenticità delle relazioni sociali. Nell’era della comunicazione globale via Internet, i fatti e le persone reali scompaiono cedendo il posto ad un’apparenza artificiosa, alla loro autorappresentazione. Inesorabile è la diffusione del narcisismo e del mito filtrato della propria immagine. L’essere umano diventa, quindi, cultore di se stesso. L’immagine mediata del proprio io si mescola con il flusso fagocitante dei social. Siamo ben oltre la società dello spettacolo a cui si riferiva Guy Debord: oggi la società è lo spettacolo. I dispositivi tecnologici e la Rete hanno offerto la possibilità a chiunque lo desideri – e sono milioni di persone, ormai – di creare il personale simulacro di se stesso, performer ingenuo della sua stessa vita autorappresentata e diffusa capillarmente sui network, fruita da altrettanti esibizionisti e voyeur. Nell’opera di Leoni e Mastrangelo, tutto ciò è assai evidente, ma a ben osservare si aggiunge un elemento di non immediata individuazione il quale aumenta di molto la complessità dello scambio simbolico tra individui. La relazione è mediata da un dispositivo che rimanda l’immagine virtuale di ciascuno, ma tale immagine è manipolata dall’altro quasi volesse adattarla a proprio piacimento. Si ottiene così un gioco di rimandi infiniti tra rappresentazione ideale del sé e proiezione dell’ideale dell’altro su di sé. In questo senso la Rete diviene il luogo in cui si libera l’inconscio, e il simulacro, più che una falsa rappresentazione, diviene una reale illustrazione delle proprie nevrotiche idealizzazioni. Quell’oscuro negare la concretezza del proprio volto, a chiusura della video performance, indica simultaneamente l’assenza di relazioni concrete e il vuoto identitario su cui orbitano i molti volti di un Io fittizio."
0 Commenti
|